Il titolo non vi ha ingannato: si tratta infatti di un viaggio lungo quasi 1000 chilometri per poter tagliare i capelli. Sembrerebbe un gesto vanitoso senza un vero e proprio fine se non quello di vedersi meglio specchiandosi, ma non è così! La rivista Vox ha fatto luce sulla questione spiegando il motivo di quanto accaduto.
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1000 Km per un taglio di capelli: perché?
Stando a quanto riporta la rivista, questo sarebbe un gesto in pieno stile americano. Da sempre questo popolo ha percorso grandi distanze per realizzare qualcosa e innumerevoli romanzi ne sono la testimonianza; ecco cosa si legge sul magazine:
«Gli esseri umani che attraversano grandi distanze per realizzare qualcosa è da sempre un gesto affascinante, soprattutto per gli americani. Ora, nel 2020, gli americani hanno nuovamente mitizzato la traversata a grande distanza , questa volta per un taglio di capelli».
La reazione agli spostamenti
In California i saloni di parrucchieri e barbieri hanno riaperto in anticipo rispetto al resto dello Stato e hanno accolto persone provenienti da contee molto distanti, anche 1000 chilometri! Esattamente come in Italia, anche negli USA barbieri e parrucchieri hanno protestato mediante sit-in e dimostrazioni per chiedere la riapertura delle loro attività e poter finalmente riprendere a lavorare, spesso sfidando gli ordini statali impartiti per arginare l’emergenza sanitaria.
La rivista Vox spiega i motivi della protesta e della migrazione verso i saloni: «La protesta fa emergere quanto qualcosa di apparentemente superficiale sia importante per la nostra vita e come i capelli siano direttamente legati alle nostre idee più profonde di identità e comunità». Insomma dietro questo gesto ci sarebbe un significato culturale profondo e non semplice superficialità.
Il significato culturale
Come abbiamo detto, dietro questa iniziativa c’è un grande significato culturale, ma soprattutto un importante messaggio: la Virginia, la California, lo Stato di New York e il New Jersey hanno vietato la discriminazione dei capelli che prende di mira uomini e donne afroamericani e le loro acconciature naturali.
Non sono pochi gli episodi di razzismo in merito a questo: in un liceo in Texas, ad esempio, la notizia di uno studente a cui è stato vietato di discutere la tesi di fine anno con i rasta ha fatto il giro del mondo. Nel New Jersey, poi, solo lo scorso anno, un arbitro bianco ha vietato a un giocatore di presentarsi in campo con i dreadlocks, inducendolo così a tagliarli.
Anche Brittany Noble, conduttrice di notizie alla WJTV, ha dichiarato di essere stata discriminata e alla fine licenziata per essersi presentata nella sede dell’emittente con i suoi capelli naturali.
In questo periodo negli USA le manifestazioni del movimento Black Lives Matter stanno dando l’esempio in tutto il mondo e l’iniziativa di raggiungere i saloni di parrucchiere in altri Stati del Paese dimostra quanto a cuore è stata presa la questione dal popolo americano.