“Mi sono alzata una mattina e non avevo più un capello in testa. […] Nell’arco di tre giorni non avevo più un pelo su tutto il corpo: né ciglia e sopracciglia. Mi chiamo Laura Aprati e per la prima volta ho deciso di metterci la faccia, di far sentire la mia voce attraverso questa mia testimonianza, e raccontare quello che mi è capitato e che ho tenuto per me per tanto tempo”.
Laura Aprati, una giornalista di spicco della Rai, si è trovata ad affrontare una sfida inaspettata quando ha perso improvvisamente i suoi capelli a causa dell’alopecia aerata totale, una malattia autoimmune ancora avvolta nel mistero delle sue cause. Le stime più recenti indicano che questa condizione colpisce lo 0,2% della popolazione mondiale, senza distinzioni legate al sesso, alla razza o alle abitudini di vita. A livello globale, sono ben 147 milioni le persone che combattono con questa patologia.
L’alopecia che ha colpito la giornalista Rai
“Dopo il primo shock, mi sono rinchiusa in casa. In quel periodo non avevo un compagno, ero un lupo inferocito, arrabbiata con tutti. Nell’arco di una settimana ho deciso di comprarmi una parrucca, così sono entrata in un mondo sconosciuto, quello del mercato dei capelli, un mercato terribile dove si lucra su debolezza e fragilità. Nel 2013, una parrucca adesiva poteva costare anche più di 2000 euro, e ce ne volevano due per la manutenzione. Erano insopportabili. Più di dieci anni dopo c’è stata un’evoluzione incredibile, allora dovevi mettere una colla e ogni mese togliere tutto per fare il “tagliando”.
La decisione di Laura di condividere la sua esperienza non è solo un gesto di speranza per coloro che si trovano ad affrontare lo stesso percorso, ma anche un atto di denuncia contro il persistente stigma sociale associato a questa malattia. Laura vuole far conoscere al pubblico che, per la prima volta, esiste una cura efficace che le ha permesso di vedere ricrescere i suoi capelli.
Perché Laura Aprati ha perso tutti i capelli
“La mia alopecia“, continua Laura Aprati, “è stata la conseguenza di una fibromialgia, una malattia reumatica che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico, ma è stata la calvizie a pesarmi di più dal punto di vista psicologico: devi andare a lavorare, partecipare alle riunioni, ma non sei più tu. L’aspetto esteriore è determinante nella relazione con gli altri, ancora di più se sei precaria: la malattia ti mette in un angolo”.
La sua testimonianza solleva anche una critica nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale, che spesso non riconosce l’alopecia come una patologia degna di attenzione e supporto. Laura si batte affinché le istituzioni prevedano misure più accessibili per tutti coloro che, a causa di malattie simili, si trovano a dover affrontare i costi elevati delle parrucche e dei trattamenti.
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